martedì 30 agosto 2011

Raramente mi è capitato di restare sospesa in quello spazio fatto di vuoto che sta tra tutto quello che c'era e quello che sicuramente non c'è più. Se mi guardo indietro per questo breve pezzo d'esistenza che m'è stato concesso trovo sempre attivismo anche dopo cadute rovinose. Subito io agivo compulsivamente per ricostruire / riattivarmi / resistere / starci. Ora perdura la sensazione di precipitare nel vuoto, uguale a quella che si ha nel sogno e io in assoluta immobilità sospesa nel mezzo. Sarà che certe cose proprio non le avrei volute per tutto quello che di speciale credevo di avere. Ma sarà anche che ho creduto di avere cose che non avevo. Lo scrivo respiro mi perdo precipito e ancora non so accettare. Ed è un tempo lunghissimo quello che mi impone domande a cui do, in base allo stato emozionale del momento altalenante come l'umore di queste giornate, una risposta e poi un'altra. Senza una piena verità. Ho un bisogno fortissimo di ritrovare la fiducia smisurata che avevo solo per te. La certezza di quell'appartenenza a cui non credo più. Sarò infantile ma è un buco che mi si allarga dentro. Io credo che possano finire le storie d'amore. Credo che alcune però dovrebberò finire con addii lievi e morbide carezze e slanci di fiato. Senza dolore offerto gratuitamente. Mi capita di risentire la meraviglia dei sogni che abbiamo anche solo sfiorato, di ritrovarmi in quei ricordi e piangere e sorridere e sentire e soffrire e risentire ancora ogni cosa nostra che io spero proprio non muoia mai. Certe storie d'amore sono così belle. Sono come vogliono essere. Sbagliate come la carne che le abita ma sono miracoli di vita che andrebbero difesi sopra ogni cosa. Certe storie d'amore andrebbero tenute nel seno come fazzoletti di segreti antichi e bianchi per tutta la vita senza che si sporchino mai.

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