martedì 31 luglio 2012


Cromosomi suoi dentro me, eppure distanze abissali volute dagli eventi, da lui e da me, poi ad un certo punto/immagino. Cercare in quegli occhi e non riconoscere alcun posto in cui sistemarsi e sentirsi solo naturalmente dentro al suo nucleo. La stessa natura che ti fa padre e madre a prescindere, anche se padre e madre non lo sei stato mai. La stessa natura che istintivamente ti fa figlia. Guardarlo così com’è ora e commuoverti per tanta solitudine, vederlo più vecchio e più sfatto arrancare ancora nel suo concettualizzare rumoroso. Penso al padre di un eventuale figlio, che forse non avrò mai, e vibro fino al ventre. Mi interrogo su questa vita e mi accendo ancora una sigaretta. Mentre fumo penso/penso a tutto mischiandolo... è antitetica al concetto di relazione l’imposizione di vincoli e limitazioni. Due persone stanno e basta, si scambiano per quello che sono e in quello scambio si prende e si da, si cresce e si muta, si sceglie o ci si ferma. Eventualmente. Fluendo come la cosa più normale che esista. La relazione altra da noi eppure nostra ...poi arrivo a ragionare sull’essere donna, pronta ad accettare ogni bambino troppo cresciuto. Che tanto quello che fanno non lo fanno altro che per incapacità e spesso pigrizia, nulla di troppo personale/nulla contro nessuno/spesso contro loro stessi. Superficiali come certi loro orgasmi e di azioni involontarie come certe loro erezioni.  Spengo la sigaretta respiro lungo, io sono nata donna.

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