venerdì 5 agosto 2011

Chiacchieravano amabilmente anche se ognuna attaccata solo ai propri pensieri. Una madre ed una figlia. Lei, la madre spiegava srotolando parole il suo sentire ancora una volta strattonato. Sì perchè l'amore si era accanito dentro la pelle di questa donna come fa una sanguisuga, senza intenti giusto per prendersi il sangue. Tutto le aveva tolto e poco le aveva dato. Certo, quella figlia era nata per amore ma forse le era costata un prezzo troppo grande. Lei, la figlia si teneva stretta la sua gioia di ora e mangiava ascoltando lentamente. Aveva una sua idea sullo stare insieme, si sentiva orgoglosa di ogni cosa sua e un po' in colpa per quel suo destino migliore. Si dice sempre che i grandi abbiano esperienza e capacità, si dice che dovremmo guardare il loro esempio per vestircelo addosso come una maglia della salute. Ma lei in questi grandi fatti di esperienza non trovava nessunissimo piacevole confronto. E non per fare capriole tardo-adolescenziali, no. Proprio perchè a lei perfortuna l'amore la vita glielo stava insegnando in un altro modo. Non convenzionale magari, ma sicuramente eletto. Consumarono la cena e poi tornarono ognuna al proprio posto.

Boccate di quotidianità, tra esercizi di dita a tempo perso...

Ora penso al rumore che fa l'acqua di una fontana.
Quel miracolo d'attesa
che crea negli occhi di chi si ferma a guardarla.
Quel circuito stretto dentro pietre di storia
che fa fluire tutto in un ritmo di movimento unico.
L'acqua che si adatta al vento se c'è vento
e che di tanto passare muta la sua pietra.
La pietra che si lascia plasmare
dimenticando ogni posa di rigore.
L'acqua dentro e intorno alla sua fontana.
La fontana tra concavi e convessi
perfetta culla per la sua acqua.

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